mercoledì 17 aprile 2013

Tracce di un dio distratto

Maria Lai, Lenzuolo, filo su tela, 130x103cm

A Milano, tra le vie defilate del quartiere Santa Marta, ecco una piccola preziosa mostra alla Nuova Galleria  Morone. Questa improvvisa scoperta riprende il filo (e stavolta in senso letterario) dell'avventura appassionata sul libro d'artista, ripresa quest'anno con rinnovato impegno (post sul Libro d'Artista 1, 2 e 3/3). La mostra presenta le opere e i libri d'artista di Maria Lai, scomparsa ieri a 93 anni, la cui intensità discreta ma potentissima penetra ed emoziona.

Maria Lai fotografata da Gianluca Vassalli

Nei libri d'artista, in special modo. Libri le cui trame sono piuttosto orditi e dei quali le storie si leggono coi sensi, l'istinto, e la reminescenza bambina piuttosto che coi soli occhi. Sono i gesti femminili e familiari, sapienti e pazienti che diventano libri, e cioè esperienza del tempo, dello spazio e della memoria; gesti che si trasformano e trasformano, che creano intrecci e fili di parole con la storia, per poi ricongiungersi e riannodarsi al mito e agli archetipi (Penelope e il suo telaio, Arianna e il suo filo,...). Manualità e racconto sono così strettamente legati. Il potere narrativo è alla base di tutto. Non a caso l'opera centrale dell'esposizione è la Leggenda del Sartus Pater (del 1990), un libro d'artista che si rifà al racconto di Giuseppe Dessì, a sua volta rielaborazione di un'antica leggenda sarda sulla creazione del mondo. Ecco di nuovo le origini, la potenza fondante del racconto, intessuta con quella evocatrice della parola tracciata da un filo. E la figura femminile come centrale, e prescelta, per l'inizio di tutto, che ora tesse pazientemente, e ora svela.
Maria Lai, Libro d'artista in tessuto e filo, esposto in galleria fino al 27 aprile. Poi la mostra si sposterà alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia, dove Maria Lai insegnò nel 2008.
Maria Lai, Le parole imprigionate, 2008, filo su tela